I miei rapporti con la matematica e con il suo apprendimento, dalle mie origini ad oggi.
Il mio rapporto con la matematica è stato da sempre abbastanza conflittuale.
Ricordo infatti che i primi approcci con questa disciplina risalgono a quelle che allora si chiamavano scuole elementari, in particolare nella classe prima di un piccolo paesino in provincia di Novara.
Essendo pochissimi i miei compagni di classe, tra noi vi era sempre una sorta di egoismo e di forte individualità, che ci portava a voler primeggiare in ogni materia, e sicuramente la matematica ben si accomodava con questo atteggiamento che non veniva placato dalle nostre insegnanti.
Penso che, dopo aver seguito questo corso di Didattica della Matematica, e dopo aver appreso con quanti modi i bambini possano avvicinarsi in modo ludico e cooperativo a questa disciplina, avrei meno difficoltà a cercare di cambiare la prospettiva delle mie insegnanti di allora, che a mio parere erano abbastanza riduttive, dato che i miei ricordi risalgono alla risoluzione di problemi e alla ripetizione mnemonica delle tabelline.
Nel gioco questa disciplina mi ha accompagnata, dato che ho capito subito che per rispettare le regole e per relazionarmi con gli altri.
Alcuni giochi li ricordo ancora e più di altri che, al contrario, sopraggiungono solo in un secondo momento; forse, questi ultimi li ricordo più per un gioco di associazioni che per il piacere che procuravano.
Alcuni erano giochi individuali ed altri di gruppo.
Tra quelli svolti con altri bambini/e vi erano, ad esempio, i giochi di società come il gioco dell’oca, Monopoli, le carte da gioco, la dama, ma i miei preferiti erano quelli che svolgevo en plein air, come l’elastico e campana (ossia 8-10 quadrati realizzati con gessetto, segnati con i numeri), un due tre stella e nascondino; tra quelli individuali ricordo, invece, il cubo, tris (x/o), cercare il quadrifoglio nel prato e il solitario con le carte. Alcuni di questi passatempi li realizzavo sia nel contesto scolastico in cui ero inserita, sia durante le ore dedicate al tempo libero.
La matematica, in questi primi anni, era solo uno strumento che strutturava o completava il gioco in sè.
Ciò che cercavo era prettamente il gioco: quell’attività ludica che consente di sentirsi in particolare sintonia con gli altri, di divertirsi e di svagarsi.
Alle medie, invece, la matematica è diventata un po’ più appassionante, forse anche perché la mia Professoressa mi trasmetteva la passione ed era davvero molto valida come docente.
Alla base di un corretto approccio con la matematica, ma anche con altre materie, vi è proprio l’atteggiamento del docente, sempre attento e cercare di incuriosire i suoi alunni, proponendo loro le cose in modo ludico, riferendosi sempre alla realtà ed all’utilità delle cose che sta facendo apprendere.
L’insegnamento della Matematica dovrebbe favorire la metacognizione al bambino, fargli capire i processi attraverso i quali apprende.
Oggi ho un rapporto migliore con questa disciplina, grazie anche agli anni del liceo, dove ho potuto migliorare e avere molte soddisfazioni personali.
Nonostante le difficoltà, la matematica mi ha fatto capire che nella vita non bisogna arrendersi mai e non bisogna fermarsi davanti ai primi intoppi.Credo che siano davvero poche le discipline in grado di darti una lezione di vita di questo tipo.
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